Come tutti gli oggetti anche le calzature raccontano una storia.
Parlano di strade attraversate per raggiungere luoghi lontani, paesi, popoli e città. Oggi forse meno di ieri, in quanto il costume sociale è divenuto ormai ordinario tra continenti e ha reso uno stile usuale della scarpa. Un tempo associare il tipo di scarpa ad un luogo di provenienza era semplice. Uno stivale in pelle di caribù o di foca non poteva che essere associato ad un popolo del Nord America, dell’Asia o del Polo Nord. Così come quelle calzature denominate “indian shoes” che hanno caratterizzato il popolo dei pellirossa che abitavano la zona delle grandi pianure americane. Le scarpe rivelano inoltre elementi importanti dei paesi, delle città e del popolo che le ha create, non solo nelle fogge, ma anche nei colori, nelle decorazioni, nei materiali utilizzati. Da sempre sono oggetto di fantasiose creazioni. Pensiamo alle “pianelle” create in Occidente tra il Medioevo ed il Rinascimento con il loro sopralzo di circa mezzo metro, indossate per evitare di sporcare il fondo dell’abito, o il “qabqab”, uno zoccolo di legno con intarsi in madreperla o argento, utilizzato dalle donne arabe nell’hammam per evitare di bagnarsi i piedi e di scivolare sui pavimenti saponosi. I famosi sandali infradito dei Paesi del Sol Levante, di cui fanno parte gli “zori” da indossare con il kimono e i “geta” che venivano indossati con il maltempo, in quanto erano rialzati da terra tramite due alti sostegni trasversali. Oppure l’India, dove alle calzature viene data particolare importanza nella vita sociale e religiosa, perché il piede è considerato simbolo di bellezza ed è associato al culto della fertilità e alla virtù della modestia. I “molari”, usati soprattutto nell’India settentrionale, presentano la punta ricurva e sono spesso arricchiti con complessi motivi ricamati. I “chappal” e i “paduka” sono calzature che venivano indossate inizialmente soprattutto dai maestri spirituali.
Quanti collegamenti nelle città ci riportano la forma e/o i dettagli di una calzatura! Come potremmo oggi associare un tipo di calzatura ad un popolo, ad un paese o una città? L’aspetto estetico della calzatura ci occulta senz’altro la provenienza, ma la ricerca non si è arresa neanche di fronte a queste barriere. Difatti i ricercatori di medicina dell’University of Maryland hanno sequenziato e analizzato campioni raccolti sia dai sistemi di trasporto pubblico che dagli ospedali di 60 città in tutto il mondo, portando a termine il più grande studio metagenomico globale mai realizzato sui microbiomi urbani, che abbraccia sia l’aria che le superfici di più città. Il dottor Christopher Mason, professore alla Weill Cornell Medicine, disse: «Se mi dessi la tua scarpa, potrei dirti con circa il 90% di precisione la città nel mondo da cui vieni». Difatti i ricercatori hanno scoperto, dopo aver effettuato le dovute analisi su molti campioni provenienti da città di sei continenti, che ogni città ha la sua impronta “eco molecolare” e ha la sua collezione unica di batteri e virus. Non sono patogeni letali, bensì una sorta di “microbioma” urbano che si differenzia da città a città, come se fosse un grande ecosistema.