Tecnologie di ultima generazione, grande cura estetica e sostenibilità si coniugano nelle suole progettate e prodotte da Dami, una storica azienda marchigiana decisamente all’avanguardia.
Fondata nel 1968, Dami ha seguito fino a oggi un lungo percorso di specializzazione nella realizzazione di suole per calzature. Attualmente l’azienda conta 65 dipendenti e, oltre alla sede italiana, ha una filiale in Serbia, focalizzata sui mercati dell’est Europa. Come spiega in questa intervista la CEO Elisabetta Pieragostini, il business dell’impresa si divide equamente tra Italia ed estero ed è caratterizzato da una forte spinta all’innovazione e all’uso delle nuove tecnologie.
Come sono cambiate le suole Dami dagli Anni Sessanta a oggi?
Dami nasce nel 1968 producendo suole da bambino in cuoio. Mio zio e mio padre, che l’hanno fondata, rilevavano scarti di cuoio dai suolifici per realizzare le piccole suole, in cui veniva poi iniettato del materiale termoplastico con funzione antiscivolo. Negli Anni Novanta il cuoio viene abbandonato e nasce lo stampaggio tradizionale, che tuttora si utilizza, con materiali termoplastici per suole più sportive e calzature comfort. Nel 2000 viene ampliata la produzione, aggiungendo alle suole da bambino quelle per donna e uomo, mentre nel 2015 abbiamo introdotto l’EVA, un nuovo materiale a iniezione espanso. Nel 2020, infine, abbiamo realizzato le mid-sole con le stampanti 3D, tecnologia che affianca oggi quella tradizionale con materiali termoplastici ed EVA.
Come si è evoluta la vostra azienda per mantenersi sempre al passo con i tempi?
Siamo sempre stati attenti alle esigenze del mercato, adattando di conseguenza le caratteristiche del nostro prodotto. Abbiamo introdotto costantemente nuovi materiali e nuove tecnologie e abbiamo realizzato un modello di business, denominato “D-Way”, nel quale mettiamo al centro l’innovazione, che parte dalle persone, per poi proseguire con il processo fino ad arrivare al prodotto. In questo modello promuoviamo il risparmio in tutte le sue forme. La manifattura additiva è un esempio di come si può ottenere il risparmio dall’innovazione. Adottiamo inoltre politiche che rispettano l’ambiente, i collaboratori, i clienti, i fornitori e la collettività nel suo complesso. Per noi la sostenibilità è un valore fondante in ogni aspetto della nostra impresa. Crediamo molto anche nella formazione dei dipendenti per avviare pratiche a basso impatto ambientale e accrescere la sicurezza sul lavoro.
Quali sono i valori portanti di Dami?
Il primo senza dubbio è la famiglia, essendo un’azienda famigliare. Nel 2012 Dami ha vissuto il suo primo passaggio generazionale. Dopo mio padre e mio zio, che hanno avviato l’azienda, siamo subentrate io, mia sorella e le nostre cugine e Dami ha assorbito un’impronta femminile, che è diventata un altro importante valore. Dallo scorso 1° settembre siamo rimaste io e mia sorella, in quanto le nostre cugine, per esigenze personali, hanno deciso di uscire dall’azienda. Abbiamo poi ereditato importanti punti fermi quali la passione per questo lavoro, la serietà, l’affidabilità, la stabilità e l’umiltà, che da sempre distinguono la nostra impresa. Questi pilastri sono stati accolti anche dai nostri clienti, per i quali vogliamo essere non semplici fornitori ma partner. In tal modo possiamo garantire la qualità del prodotto, ma anche l’affidabilità a trecentosessanta gradi, oggi attestata dalle numerose certificazioni che abbiamo conseguito.
Tra le innovazioni che avete introdotto nel corso della vostra attività, quali ritiene più significative?
Siamo aperti all’innovazione a trecentosessanta gradi, tanto da essere tra le prime aziende in Italia ad aver conseguito la certificazione Iso 56002, che va proprio a valutare la gestione dell’innovazione di un’impresa. Per quanto riguarda la produzione, come già detto, abbiamo adottato la stampa 3D e nei processi creativi stiamo sperimentando l’intelligenza artificiale. Siamo inoltre alla costante ricerca di nuovi materiali per ampliare la nostra offerta. Tra le altre scelte innovative di Dami, vorrei citare anche la costituzione della rete Nos Project Team, assieme ad altre due aziende, il Suolificio del Papa e Top Model, con cui operiamo in modo complementare in modo da servire al meglio i nostri clienti. Siamo la prima rete marchigiana a effettuare questo tipo di servizio.
Quali sono le caratteristiche tecniche più importanti in una suola di qualità?
Le caratteristiche variano in base alla tipologia delle suole. Per quanto riguarda il segmento sicurezza non deve mancare il grip; in area sport la leggerezza; nel fashion il giusto connubio tra look e confort. Ogni tipologia di suole deve presentare specifiche caratteristiche tecniche ed estetiche. A volte è il cliente che chiede prodotti personalizzati e quindi indica anche le caratteristiche estetiche desiderate, per realizzare le quali noi indichiamo le tecniche più appropriate. Abbiamo poi suole della nostra collezione che progettiamo assieme a stilisti di un certo spessore per fare la stessa tipologia di lavoro su un’estetica scelta totalmente da noi.
Cosa distingue attualmente il vostro prodotto da quello dei competitor?
In particolare la parte estetica che, come appena detto, curiamo con grande attenzione. Le caratteristiche tecniche delle suole oggi sono irrinunciabili e uguali per tutti. L’estetica invece è peculiare e ci permette di distinguerci. Per noi, oltre alle caratteristiche tecniche, la suola deve essere anche bella: il fondo della scarpa deve avere una sua personalità e un suo fascino, in armonia con il resto della calzatura.
È difficile sviluppare prodotti innovativi in modo sostenibile?
La scelta dei materiali è fondamentale per un risultato sostenibile, per questo siamo sempre alla ricerca di nuovi materiali biodegradabili e green. Facciamo poi studi interni sul riutilizzo e i migliori processi che lo consentono.
Quali cambiamenti avete riscontrato nel mercato italiano ed estero in questi ultimi anni?
Tra il mercato italiano e quello estero ci sono importanti differenze. Entrambi si sono evoluti molto nel tempo. In quello italiano stanno scomparendo i produttori di fascia medio-bassa e il comparto della calzatura si sta sempre più specializzando nel fornire i brand del lusso. Nel mercato estero regge ancora la fascia media. Questo segmento lo ritroviamo per esempio in Germania, Spagna e Portogallo. I prodotti di fascia medio-bassa, infine, non sono più sostenibili in Europa e la loro produzione è stata quasi totalmente spostata altrove.
Qual è stato il trend del 2023 per il vostro business?
Nonostante una lieve flessione del fatturato, abbiamo mantenuto la stessa marginalità del 2022. Possiamo quindi dirci soddisfatti, vista la congiuntura generalmente negativa.
Che progetti avete per il prossimo anno?
Nel 2024 vogliamo potenziare l’area 3D con nuove tecnologie. Staremo sicuramente molto attenti all’evoluzione di questo mercato. Rafforzeremo anche i contatti di rete, che vorremmo ulteriormente ampliare. Introdurremo, inoltre, una nuova tecnologia di stampaggio Supercritical Foam, con una macchina a inienzione ad azoto. Proseguiremo poi nel percorso di certificazioni, con la Iso 14067 e definiremo una nuova strategia di sostenibilità.