In occasione dell’ultima edizione di Simac Tanning Tech abbiamo incontrato Gabriella Marchioni Bocca, presidente di Assomac, l’Associazione Nazionale Costruttori Tecnologie per Calzature, Pelletteria e Conceria, e con lei abbiamo fatto il punto sull’andamento del settore, sui progetti in corso – come la Targa Verde -, sulle nuove sfide che i cambiamenti a valle impongono all’industria e sui programmi futuri.
Il settore rappresentato da Assomac si ritiene da sempre nicchia di eccellenza. Come sta andando?
Quello che si è appena concluso è stato sicuramente un buon anno, che ha visto una crescita non più a macchia di leopardo, bensì generalizzata per tutti e tre i principali comparti. L’Asia registra i tassi di crescita più rilevanti, confermandosi l’area commerciale più dinamica. Anche l’Europa si conferma quale unica altra area di mercato che vede un aumento dell’export per tutti e tre i comparti. Si tratta di un altro segnale che testimonia un ritorno agli investimenti in Europa Occidentale e Orientale, investimenti che, automatizzando il processo produttivo, hanno come finalità l’avvicinamento geografico della produzione al mercato di consumo europeo. Quanto all’Africa, questo mercato subisce una parziale battuta d’arresto rispetto all’andamento degli ultimi anni, con eccezione del comparto conceria.
Risultati che confermano come le imprese italiane rimangano su elevati livelli di competitività internazionale…
Senza dubbio. Questa crescita è un elemento che mostra la forza del sistema e ci incoraggia a lavorare insieme per presentarci al meglio sui mercati esteri. Siamo i primi al mondo ad aver realizzato un catalogo merceologico per la tecnologia della filiera calzatura-pelle sia per numero di imprese coinvolte sia per estensione della tipologia di macchine e di componenti presentati. Il fatto di essere un sistema integrato composto da varie eccellenze ci rende i più idonei a rispondere alle esigenze del nuovo sistema produttivo Industria 4.0. Abbiamo la capacità di integrare sistemi tecnologici per l’intera filiera e quindi proporre soluzioni adeguate a una produzione che ha come obiettivo quello di avvicinare il momento della produzione a quello del consumo, facendo confluire le scelte del consumatore direttamente in fabbrica.
Quindi le aziende hanno saputo cogliere le opportunità offerte da Industria 4.0?
Ci è stata offerta una possibilità unica, ossia quella di aiutare l’industria manifatturiera a ripensarsi attraverso il sostegno tecnologico di soluzioni sempre più all’avanguardia, che rispondono a esigenze produttive nuove. Per essere all’altezza di quanto ci viene richiesto, dobbiamo essere sempre inclini al cambiamento, sia nel modo di produrre che di proporre le nostre tecnologie. Poi sono i nostri clienti che devono rendere adattabili le macchine ai nuovi processi del 4.0, ma ritengo che anche qui ci sia stata una buona sensibilità da parte delle aziende. Il fatto che il pacchetto sia stato confermato è un bene, c’è ancora un anno di tempo per poter usufruire delle agevolazioni e ripensare i processi secondo logiche più moderne, legate soprattutto a reattività, sostenibilità, tracciabilità… quindi sicuramente il 2018 sarà un altro bell’anno.
A proposito di sostenibilità, avete presentato “La targa verde” per le macchine del sistema pelle e calzature. Di cosa si tratta esattamente?
La Targa verde, che rientra nell’ambito del progetto “Supplier of Sustainable Technologies”, è un percorso volontario delle aziende del settore finalizzato a informare il cliente finale sui parametri di efficienza e riduzione dell’impatto ambientale delle tecnologie prodotte. Oggi infatti prodotti sostenibili, e di conseguenza la loro produzione e il loro utilizzo, sono diventati un paradigma determinante ai fini della competitività internazionale. In un’ottica di filiera, le macchine e le tecnologie intendono contribuire sostanzialmente alla qualificazione del processo produttivo manifatturiero rendendolo efficiente e sostenibile. Pellami, calzature e articoli in pelle saranno il risultato degli obiettivi condivisi orientati a produzioni sempre più eco-compatibili e virtuose, andando a incrementare il valore del Made in Italy, già riconosciuto in tutto il mondo.
Fra gli obiettivi a breve termine state pensando anche a progetti di filiera?
Stiamo mettendo in campo un articolato discorso di “tavoli” con le filiere, con Assocalzaturifici, Aimpes e Unic. La filiera pelle è il nostro asset di riferimento, e non possiamo pensare di lavorare da soli. Fino a pochi anni fa si poteva andare avanti ognuno nel proprio comparto, ma oggi non è più così, serve collaborare e ottimizzare i risultati. Il fatto che le associazioni si parlino e creino dei progetti insieme per poter risolvere o affrontare più velocemente eventuali problematiche è senz’altro positivo per gli associati.