Per affrontare tempestivamente la crisi lasciata dalla pandemia, Assocalzaturifici ha identificato le linee d’intervento più urgenti. «Abbiamo ormai perso quattro stagioni di vendita – ha dichiarato il presidente dell’Associazione Siro Badon -. Per questa ragione è necessario che venga rivisto il criterio con cui si indennizzano le aziende, parametrando i sostegni alle perdite subite calcolate in base ai fatturati a cui devono essere sottratti i costi fissi non compensati dai ristori. Auspichiamo, pertanto, la decontribuzione per tutta Italia del 30% di oneri previdenziali dovuti dal datore di lavoro, e una rapida approvazione dei decreti attuativi dell’art. 48bis del Decreto Rilancio, che, lo ricordo, introduce un credito d’imposta pari al 30% del valore delle rimanenze a magazzino, ampliando le risorse e la percentuale a compensazione fiscale».
Tra le altre misure auspicabili per il rilancio del settore, l’Associazione ritiene imprescindibile la ripartenza dell’export e la riapertura delle fiere, che definisce “un asset essenziale per le Pmi”. «Ritardare o impedirne l’apertura – sostiene Badon – equivale ad ostacolare la ripresa degli scambi internazionali e la promozione del made in Italy, fondamentale per il rilancio del nostro settore. Inoltre le rassegne professionali, allestite secondo i protocolli sanitari sono da sempre un insostituibile strumento di politica industriale che generano un volume complessivo di 60 miliardi di euro annui».
Secondo i dati di Assocalzaturifici, il 2020 si è chiuso con risultati preoccupanti su tutti i fronti e occorre correre ai ripari senza indugi. La produzione dei calzaturifici italiani è diminuita del 27,1% a volume, a fronte di un calo di fatturato del 25,2%. A questi risultati si aggiungono una flessione dell’interscambio commerciale (-18% in volume sia per i flussi in uscita che in entrata) e una contrazione dei consumi interni (-23% in spesa gli acquisti delle famiglie, malgrado un +17% per il canale online, a cui va sommato il crollo dello shopping dei turisti). Il numero di calzaturifici attivi è sceso in Italia di 174 unità rispetto a fine 2019, e quello degli addetti di oltre 3.000 (con un -4% per entrambi).
«La situazione è oltre la soglia critica – ha commentato Siro Badon, presidente di Assocalzaturifici –. Abbiamo un settore che lavora sulla produzione dell’anno successivo con una marcata stagionalità ed enormi costi fissi e di manodopera. Abbiamo bisogno che il Governo ci dia certezze È necessario che i negozi possano aprire con continuità perché la stagionalità non ci consente di recuperare sui costi di produzione»