Come riscontrato da Confindustria e Prometeia, da ottobre 2020 è in corso un rincaro generalizzato delle materie prime, che riguarda tutte le commodities, accanto al quale si osserva una pressione diffusa e globalizzata sui mercati internazionali. Un fenomeno che sta toccando anche la filiera della pelle, dove il rincaro dei listini a monte sta creando ulteriori disagi al settore conciario e a quelli della calzatura e della pelletteria, come spiegano Unic – Concerie Italiane, Assocalzaturifici e Assopellettieri (associazioni aderenti a Confindustria Moda).
«In base all’indice dei prezzi elaborato dal servizio economico Unic– Concerie Italiane – dichiarano le tre Associazioni – pelle grezza e prodotti chimici sono entrati in una fase di pressione estremamente sostenuta. La pelle grezza negli ultimi mesi ha visto i suoi listini aumentare in modo generalizzato e in modo pressoché irragionevole a fronte di concerie con lavoro bloccato e clienti manifatturieri che hanno diminuito in modo sostanziale la domanda. Allo stesso modo, i produttori di ausiliari chimici hanno avviato un generalizzato programma di sostanziali rialzi dei listini su tutta la gamma di ausiliari conciari. Queste tensioni si riversano, inevitabilmente, sulla manifattura e rischiano di trasformarsi in un boomerang capace di inibire le occasioni di ripresa di concerie, calzaturifici e pelletterie, mettendo a rischio la loro capacità di tenuta dei mercati, la marginalità e la propensione all’investimento».
Come segnala Unic, le pelli bovine medio-grandi (vitellame, vacche e tori) crescono senza sosta da 8 mesi e da inizio 2021 i loro listini, in media, sono aumentati del 13%. A confronto con 6 mesi fa, però, la crescita è tripla e arriva al +36%. Il toro registra un incremento del 23% tra febbraio e marzo 2021; del 35% su fine 2020 e del 96% rispetto a un semestre fa. Ci sono pelli, poi, che hanno raggiunto picchi ben maggiori, come il wet blue brasiliano, che segna un +122% rispetto alle quotazioni risalenti all’estate 2020.
Molte concerie segnalano, inoltre, da aprile 2021 un programma di aumenti su tutte le tipologie di prodotti chimici, compresi tra il +5 e il +40%. In media, i rincari si aggirerebbero attorno al +15%. Per l’industria conciaria italiana la fornitura chimica rappresenta, a bilancio, la terza voce di costo. «L’impennata di questi listini, dunque – spiegano Unic – Concerie Italiane, Assocalzaturifici e Assopellettieri – si traduce in un ostacolo ulteriore e molto complesso da gestire, poiché, inoltre, arriva in un momento dell’anno in cui è già stata avviata la trattativa di vendita con i clienti su campionature e campionari».
Secondo Confindustria, molti rialzi avranno effetti di medio termine. Altri prezzi, trainati dal petrolio, si normalizzeranno nel corso del 2021. Ma ogni previsione, vista l’attuale e perdurante condizione di incertezza globale, sconta enormi margini di indeterminatezza e si basa sulla necessità di una diffusa messa in opera dei piani vaccinali che, come auspicano Unic, Assocalzaturifici e Assopellettieri, possa rimettere in moto l’economia globale a partire dai consumi finali, riequilibrando una dinamica dei prezzi che genera reali preoccupazioni da parte di aziende che, di fronte a queste condizioni, temono di non riuscire a intercettare la ripresa.