Il 2022 sta facendo registrare una ripresa nel settore dell’artigiano della calzatura della Riviera del Brenta. Lo riferiscono Giorgio Chinellato e Adriano Agostini, rispettivamente segretario e capo categoria del comparto calzatura dell’associazione Artigiani Piccola e Media Impresa “Città della Riviera del Brenta”. A destare preoccupazione sono ora i rincari delle materie prime e la mancanza di manodopera specializzata. «Le produzioni della Riviera – ha dichiarato Agostini – non hanno bisogno di manodopera generica ma di personale formato e preparato per un prodotto di altissima qualità: non se ne trova più. Dal punto di vista invece di modellisti e tecnici del comparto, le richieste sono pienamente soddisfatte dai ragazzi che escono formati dal Politecnico Calzaturiero».
«La situazione con il calo dell’emergenza pandemica – ha aggiunto Agostini – è in netta ripresa. Abbiamo aumenti di fatturati che vanno con l’inizio dell’anno dal 20 al 30 % in più. L’utilizzo dello strumento della cassa integrazione nelle aziende in questo momento è ridotto a pochi casi. Corre soprattutto l’export, una caratteristica da sempre delle produzioni della Riviera che si contraddistinguono per l’altissima qualità dei prodotti e la vocazione ai mercati stranieri».
L’Associazione rappresenta un centinaio di aziende artigiane del comparto della calzatura che, nel distretto della Riviera del Brenta sono oltre 500 aziende fra area veneziana a padovana, per un numero di addetti complessivi di quasi 10 mila.
«I mercati stranieri che tirano di più – ha spiegato Agostini – sono quelli dell’America del nord del sud e anche europei ovviamente. Tanti ordinativi arrivano anche dall’Asia e Medio Oriente. A trainare gli ordinativi ci sono ovviamente le aziende con produzioni legate alle grande griffe, anche se quelle con marchio proprio pur se più lentamente vedono anche loro una ripresa del lavoro e una uscita dalla crisi. Tira meno il mercato interno italiano».
In merito alla grave situazione in Ucraina Agostini ha invece sottolineato che «con la crisi in atto legata alla guerra e al rincaro delle materie prime, il costo di imballaggi e inscatolamento è praticamente raddoppiato e questo si riflette sul costo finale del prodotto».
Rimani aggiornato
iscriviti alla nostra newsletter