Annarita Pilotti, presidente Assocalzaturifici, ha esternato la sua preoccupazione per il possibile riconoscimento dello status di economia di mercato alla Cina e per la debole attenzione su questo tema dimostrata finora dalle Istituzioni italiane ed europee. “Dobbiamo comprendere appieno le possibili conseguenze di questa misura e quali danni potrebbe subire la manifattura italiana ed europea. Il nostro settore, in piena sintonia con Confindustria, chiede al Governo di combattere insieme affinché le imprese possano giocare ad armi pari in un contesto internazionale leale, competitivo e trasparente. L’adesione della Cina all’Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO) nel 2001 ha costituito un punto di riferimento importante per il commercio mondiale. Molti avevano grandi aspettative sulla Cina, attendendosi una maggiore integrazione del Paese all’interno dell’economia mondiale e un migliore accesso ad uno dei mercati in più rapida crescita nel mondo. Ma su queste aspettative resta ancora molto da fare”.
“Oggi la Cina sostiene che le dovrebbe essere automaticamente concesso il Market Economy Status (MES) nel dicembre 2016, giocando con l’ambiguità del suo trattato di adesione al WTO firmato nel 2001 – prosegue Pilotti. Proprio con l’avvicinarsi di questa scadenza, a Bruxelles è in corso una discussione per valutare se riconoscere formalmente la Cina come economia di mercato. In questo momento è quindi fondamentale far sentire la nostra voce nell’interesse di tante aziende che, in caso venisse fatta la concessione del MES alla Cina, rischierebbero di chiudere. La Cina non ha ancora adottato gli standard richiesti sui propri mercati interni e continua a sovvenzionare numerosi settori della sua industria nazionale, portando a fenomeni di sovrapproduzione e a prezzi di dumping, permettendo ai marchi cinesi una concorrenza sleale con i loro competitor europei. Perché l’Unione Europea dovrebbe dare indebiti vantaggi a un partner commerciale in un contesto competitivo non equo? La concessione dello status di economia di mercato alla Cina renderebbe molto più difficile per l’Unione Europea difendere la propria capacità industriale, con possibili ingenti danni sulle imprese e l’occupazione”.
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