Risultati positivi per il comparto italiano delle calzature che, secondo i dati elaborati dal Centro Studi di Confindustria Moda per Assocalzaturifici, nei primi nove mesi del 2022 ha registrato un incremento del fatturato pari al 13,9%, un aumento dell’export del 23,7% e una crescita dei consumi interni del 13,3%. Il trend favorevole però, sottolinea Giovanna Ceolini, presidente di Assocalzaturifici, è penalizzato dal forte aumento dei costi che erode i margini delle imprese, gravate dai rincari delle materie prime e dal settore energetico.
«Permane inoltre – ha aggiunto la presidente Ceolini – una rilevante disomogeneità tra le aziende, con 2 su 5 tuttora con fatturato sotto i valori pre-emergenziali. Gli effetti della crisi appaiono evidenti nei dati relativi alla demografia delle imprese (con 180 chiusure tra i produttori di calzature da inizio anno, tra industria e artigianato, -4,5%), mentre nei livelli occupazionali trovano conferma il rimbalzo già registrato nei primi due trimestri (+2,3%, insufficiente, comunque, a ripianare le perdite subìte nel biennio precedente) e la marcata riduzione, rispetto al 2021, delle ore di cassa integrazione guadagni autorizzate nell’area pelle (-81,6%, con ancora però un +80% sul 2019). Nelle aspettative a breve domina l’incertezza, in un panorama mondiale in cui – dopo il lungo periodo flagellato dalla pandemia – inflazione, caro bolletta e turbolenze geopolitiche minano il clima di fiducia, frenando la domanda di beni».
Esaminando l’export da vicino, spiccano le ottime performance di Francia e Germania (+25%), Nord America (+62%), Medio Oriente (+58,5%) e Cina (+43%), mentre continua il declino delle aree interessate dal conflitto bellico, che vedono una flessione di oltre il 32% delle esportazioni verso Russia e Ucraina nei primi nove mesi del 2022.
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