Mi piace pensare l’editoriale come un punto di osservazione privilegiato da cui poter vedere l’evoluzione di un settore ben vivo e vitale come dimostrano gli articoli pubblicati in questo numero.
Vi si trova il richiamo all’artigiano calzaturiero da cui tutto è partito e si arriva, attraverso l’avvento della meccanizzazione e dell’organizzazione nelle prime fabbriche, a tuffarci nel futuro: “…il tocco umano si è in parte diluito o meglio concentrato in alcune fasi e operazioni chiave e nei momenti cruciali dell’ideazione e realizzazione finale del prodotto… L’”high tech” si diffonde e si consolida: la fabbricazione di calzature sta cambiando diventando sempre più automatizzata”.
Non solo macchine e robot ma anche la stampa 3D che irrompe nel mondo calzaturiero con soluzioni che consentono di fabbricare calzature in cui tutte le parti, morbide e rigide, sono fabbricate in modo additivo, riducendo o eliminando molte delle fasi di assemblaggio.
E se questo è troppo possiamo tornare un passo indietro e guardare alle nuove manovie basate su un concetto di dinamicità, flessibilità e materiali innovativi. Secondo una nuova filosofia per cui non sono i prodotti a doversi adattare alla manovia ma è questa che cambia e diventa capace di adattarsi ai diversi prodotti da lavorare.
Moda, stile e materiali si rinnovano continuamente e favoriscono la nascita di nuovi talenti e nuove iniziative imprenditoriali. Sostenibilità ambientale ed etico sociale sono ormai nella nostra consapevolezza. Altri tipi di innovazione hanno invece bisogno di essere spronati e sostenuti e ben vengano le iniziative come quella della Regione Marche che ha varato una programmazione per il 2014-2020 per convogliare finanziamenti europei su iniziative in ambiti prioritari quali: ICT, materiali avanzati, micro-nano elettronica, nanotecnologie e sistemi di produzione avanzati.
Siamo davanti a un quadro complesso e articolato che vede il macro settore dell’area pelle italiana lottare per mantenere la sua leadership nel mercato mondiale. Lo dimostrano le statistiche e lo dimostrano gli espositori e i visitatori che puntuali rispondono all’invito delle principali manifestazioni fieristiche italiane.
Ma c’è qualcosa che sembra non funzionare come dovrebbe; se i malumori degli espositori su date e calendari, hanno un qualche fondamento. Di sicuro chi decide le date e programma i calendari fieristici ha le sue buone ragioni e avrà tenuto conto delle diverse esigenze. Ma sono le esigenze delle aziende, degli Enti Fiera, delle Organizzazioni, o delle Associazioni?
Di fatto siamo di fronte a un panorama molto frammentato. Ogni comparto cerca la propria strada con lo scopo (peraltro legittimo) di cercare di tutelare i propri interessi e soddisfare le aspettative dei propri clienti. Ma credo che questa situazione non faccia bene al settore. Sarebbe forse opportuno un momento di riflessione per arrivare magari a un ripensamento. Nell’interesse del settore e forse anche, per dare al mondo un’immagine più positiva del Sistema Italia.
Non vorrei infatti che alla fine, convinti di essere i migliori, riuscissimo a perdere la partita. Sconfitti magari da più o meno semplici o clamorosi autogol.
Questo è quello che penso e Voi che cosa ne pensate?
di Daniele Del Grande, direttore tecnico di Tecnica Calzaturiera