Ramponi, specializzata nella produzione di pietre in cristallo sintetico e di borchie in ABS, prosegue con costanza nel suo cammino di crescita, che negli ultimi mesi ha visto anche una riorganizzazione interna a livello logistico-produttivo. Su questo, e non solo, abbiamo fatto il punto con Marco Bertolina, operation manager
A che punto è oggi l’ampliamento degli spazi della sede di Carbonate?
La fase di ampliamento si è consolidata intorno ad aprile 2017 con il completamento del terzo capannone e una revisione completa del layout di tutti i flussi produttivi e logistici. A parte il capannone dedicato a laser e graffatura, anch’esso oggetto di razionalizzazione e innovazione tecnologica anche mediante nuovi magazzini verticali, l’area dedicata alla produzione è raddoppiata con l’aggiunta di un nuovo capannone adiacente, ampio e polifunzionale, in cui sono confluiti parte della produzione, con otto nuove presse di stampaggio, gli uffici di logistica e l’ufficio tecnico. Qui sono stati assemblati e implementati due nuovi magazzini verticali, automatici e a cassetti, ma non solo. Qui è stato centralizzato il flusso di entrata-uscita merci, rivisto secondo nuovi criteri di linearità, che ha portato notevoli efficienze sia in termini di rapidità sia in termini di concentrazione del materiale.
Questa riorganizzazione ha implicato anche un’evoluzione del modello di business?
Sì, e faccio un esempio concreto. Da aprile abbiamo inserito nel nuovo capannone anche una nuova stampante professionale 3D: un modello industriale dalle grandi performance, basato su tecnologia multi layer. Questo strumento ci permette di ottenere innanzitutto una prototipazione molto rapida: infatti il nostro time to market, prima di qualche settimana, si è ridotto a pochi giorni; e poi ci permette di provare, sperimentare, correggere, in tempo reale, non solo nuovi prodotti, ma anche nuove soluzioni di meccanica legate all’assemblaggio e al montaggio dei prodotti stessi, alla loro ingegnerizzazione. Da quando l’abbiamo acquistata non si è più fermata, stampiamo in continuazione! Realizziamo in tempo zero le richieste del cliente o del nostro ufficio stile, nonché certe migliorie in produzione, potendo vedere subito eventuali criticità e apportando migliorie. Il futuro va in questa direzione e questo diventerà – per noi lo è già in parte – una sorta di modello di business parallelo a quello tradizionale, un mercato di nicchia ad alto tasso di customizzazione.
Stesso discorso per le nuove presse che ci hanno permesso di aumentare la produttività: questo, insieme all’ottimizzazione del flusso produttivo e logistico, ha portato ulteriore flessibilità sia verso i clienti sia verso il nostro ufficio stile, che è il cuore dell’azienda. Sono stati fatti grossi investimenti, sia a livello di capitale sia a livello di persone: stiamo ancora inserendo figure con skills più elevate, per esempio per la gestione di tutta la parte prototipale in 3D, che ci porta a richiedere competenze che non son più di mero disegno.
Per quanto riguarda i progetti di ricerca a cosa state lavorando?
Ci siamo mossi contemporaneamente su più fronti. Abbiamo terminato a giugno, e con una certa soddisfazione in termini di risultati, un progetto iniziato lo scorso anno con l’Università di Padova legato alla realizzazione di una macchina per il controllo qualità basata su principi ottici. A gennaio 2017 abbiamo avviato un progetto col Politecnico di Milano incentrato sull’analisi delle interazioni fra la nostra materia prima, l’ABS, e il materiale di supporto, pellame in particolare, spesso trattato a livello estetico con varie tipologie di prodotti. Un primo progetto che si concluderà a dicembre e che ci ha fornito una serie di risultati e indicazioni estremamente interessanti, che ci portano ad avviare, nel 2018, una seconda fase del progetto basata su alcune specificità riscontrate. È in corso poi un terzo progetto di ricerca, con l’Università di Torino, avviato a maggio di quest’anno e che si concluderà a metà 2018, basato sulla realizzazione di uno studio del nostro attuale flusso produttivo per trovarne, vista l’elevata quantità di articoli in svariate declinazioni, eventuali criticità e poter ipotizzare ulteriori ottimizzazioni dell’azienda. Sono tutti progetti che ci autofinanziamo, ma che sono fortemente voluti, perché Alfredo Ramponi crede molto nella ricerca e nell’innovazione, che oggi rappresentano nostri punti di forza.
E in fatto di novità di prodotto su cosa vi state focalizzando in questo momento?
Stiamo puntando in particolare sulla messa a punto di nuove forme all’interno della nostra tipologia di prodotto, cioè la borchia in ABS. In particolare ci stiamo orientando su borchie componibili, sempre più piccole, che possano stare all’interno di un disegno e che ci permettano una componibilità anche meccanica molto spinta, mantenendo la garanzia di affidabilità e qualità nel tempo. Nuove soluzioni su cui stiamo realizzando numerosi brevetti, e che vanno da forme più lineari ad altre più complicate, legate per esempio al mondo della natura.
Una sperimentazione che vi sta portando a valutare anche nuovi settori?
È una possibilità che stiamo valutando e su cui stiamo svolgendo attività di verifica, per vedere se la filosofia Ramponi è declinabile anche in mondi affini, seppur diversi da noi, come per esempio l’arredo, la cosmesi o l’automotive. Sono tutti settori che hanno in sé una certa componente di design e di estetica, come la moda, e che potrebbero percepire bene il nostro approccio alla decorazione, ma prima di proporci dobbiamo capire esattamente quali potrebbero essere i punti su cui intervenire e quale l’appeal del nostro prodotto in questi comparti.
Abbiamo già fatto alcune applicazioni sulla Lancia Y, sia in passato sia recentemente presso la Reggia di Venaria, a Torino, dove in occasione di un grande evento del fotografo Peter Lindbergh, è rimasta esposta per un mese una Lancia Y completamente ricoperta dei nostri prodotti. Una bella e incoraggiante soddisfazione… Sicuramente l’azienda non si ferma qui, i percorsi di sbocco sono veramente tanti e le possibilità non mancano.
Grande dinamismo dunque, visibile anche nelle numerose iniziative che mettete in campo, come il recente “Talent Network”…
Assolutamente sì. Il Talent Network è l’evoluzione 2017 del Premio Ramponi, avviato nel 2016 per sostenere, promuovere e valorizzare giovani stilisti. Quest’anno si è aggiunto un nuovo capitolo a questo percorso creando un laboratorio in azienda e mettendo a disposizione dei vincitori delle edizioni del Premio Ramponi, già sette, tutta la nostra esperienza e le nostre capacità produttive. Un progetto nuovo per questo settore, che ha permesso alla creatività degli stilisti, attraverso un percorso di alcune settimane, di sperimentare nuove tecniche utilizzando tutte le tecnologie produttive, applicative e di taglio, della nostra azienda, anche con l’utilizzo di materiali sperimentali e innovativi. I designer hanno così trasportato la loro inventiva nel nostro luccicante mondo, sviluppando capi e accessori che sono stati esposti al Salone White di Milano e successivamente trasportati a Shanghai per essere proposti negli spazi espositivi frequentati dai top buyer dl tutto il mondo. Sicuramente è stata una bella esperienza per tutti, sia per il personale dei nostri reparti, che ha acquisito qualche nuova idea e ha lavorato al progetto con grande motivazione, sia per i giovani designer, che hanno apprezzato molto questa opportunità. E se la prima edizione del Talent ha coinvolto solo i vincitori delle precedenti edizioni del Premio Ramponi, il progetto prevede in futuro l’apertura anche a coloro che si sono distinti per innovazione nelle precedenti edizioni. Vuol essere quindi un percorso che va avanti nell’arco del tempo, poi in parallelo vedremo se ci faremo venire qualche altra idea, perché non ci fermiamo mai. Alfredo Ramponi del resto fa del mecenatismo un simbolo d’eccellenza della sua azienda, e sicuramente con questa nuova iniziativa ha creato un link costante con la creatività e tracciato un percorso continuo alla ricerca dell’innovazione.