È recente la notizia del giudizio promosso avanti la Corte federale di giustizia tedesca dalla società tedesca Birkenstock per ottenere il riconoscimento del diritto d’autore su alcuni modelli dei suoi famosi sandali con suola in sughero.
Questo diritto, nell’ambito di una controversia che coinvolge tre concorrenti “imitatori”, è stato riconosciuto a Birkenstock in primo grado dai Giudici della Corte regionale di Colonia. Poi le è stato negato in appello, con una sentenza che ha portato la questione all’attenzione della Corte nazionale suprema.
La tesi di Birkenstock è che il design dei sandali di sua produzione possieda caratteristiche di peculiarità tali da riscontrare i requisiti per la tutela del diritto d’autore.
I Giudici di Appello hanno essenzialmente per il fatto che il membro della famiglia Birkenstock (Carl, oppure Karl, i due nomi si alternano nella storia dell’impresa) al quale viene attribuita la creazione del design, lo avrebbe realizzato per motivi prettamente commerciali, ovvero per offrire sul mercato dei sandali che potessero essere comodi e funzionali per il maggior numero di persone possibili.
Due riflessioni
La ricostruzione della battaglia giudiziaria nei termini descritti negli articoli giornalistici che si sono susseguiti in questa settimana induce due prime riflessioni.
La prima è che l’attribuzione di un valore scriminante alla finalità perseguita dall’autore al momento della creazione (ovvero il fine commerciale perseguito da Carl Birkenstock in luogo dell’ideale artistico) è assolutamente incongrua in una valutazione che dovrebbe avere riguardo alle caratteristiche oggettive del risultato della creazione.
La seconda è che se il creatore dei modelli di sandali per i quali è evocata la protezione del diritto d’autore fosse Carl, e non Karl, Birkenstock, ovvero il membro della famiglia del quale si predicano le peculiari cognizioni ortopediche, ogni perplessità rispetto ad una durata “eccessiva” del preteso diritto d’autore dovrebbe essere esclusa dal fatto che il signor Carl Birkenstock è morto nel 1958, ovvero sessantasette anni fa, con la conseguenza che il tempo dell’esclusiva starebbe per scadere (il diritto d’autore in Germania, come in tutti i Paesi dell’UE, scade decorsi settant’anni dalla morte dell’autore).
E, in ogni caso, la durata del diritto d’autore nel caso del design industriale non può avere come termine di riferimento quella limitata della vita umana, ma piuttosto quella dell’impresa potenzialmente illimitata.
Ciò premesso, si ricorda che nell’ordinamento tedesco per accedere alla tutela del diritto d’autore i sandali Birkenstock dovrebbero potere essere considerati opere d’arte applicata e dotati di carattere creativo (art. 2 n. 4 e 2.2 Legge tedesca sul diritto d’autore e sui diritti connessi).
Il diritto d’autore in Italia
Diversamente, in Italia per essere tutelate con il diritto d’autore le creazioni della moda devono poter rientrare nella categoria delle opere del disegno industriale prevista dall’art..2 n.10 della Legge del diritto d’autore, norma per la quale tali opere sono proteggibili unicamente ove oltre al requisito del carattere creativo, sodisfano anche quello del c.d. “valore artistico”.
Dunque, la legge italiana per le opere di design richiede che venga raggiunto un requisito ulteriore rispetto a quanto prevede la norma tedesca. Per valore artistico si intende quell’elemento estetico che consente di elevare un prodotto di carattere industriale ad opera creativa d’autore.
Per la giurisprudenza costituiscono indizi di artisticità dell’opera riconoscimenti collettivi assegnati da ambienti culturali, l’esibizione in mostre ed esibizioni, recensioni di esperti. Inoltre, anche la circostanza che un’opera di design divenga oggetto di vendita nel mercato artistico e non in quello puramente commerciale e l’attribuzione di un prezzo elevato, superiore al mero valore commerciale, costituiscono ulteriori indici rilevanti.
In Italia sono stati riconosciuti un’opera d’arte tutelata dal diritto d’autore, oltre design di arredamento quali ad esempio la chaise-longue di Le Corbusier, la lampada Arco di Flos, anche lo scooter Vespa di Piaggio, e, nel campo della moda e delle calzature, gli iconici dopo sci Moon Boot, questi ultimi essenzialmente grazie al fatto che se ne è potuta dimostrare l’ esposizione al Louvre in occasione di una Mostra dedicate alle icone del Fashion.
Elisabetta Berti Arnoaldi Francesca La Rocca Sena