L’innovazione digitale al servizio della sostenibilità del retail è il tema centrale affrontato in un white paper realizzato dal Mapic, il salone internazionale dedicato al mercato immobiliare commerciale retail, food e leisure. L’evento, che vedrà la prossima edizione a Cannes a novembre, per poi arrivare in Italia a maggio 2025, traccia le nuove tendenze per creare location per lo shopping e il tempo libero sempre più accattivanti per i consumatori ma nel contempo sostenibili. “Innovation. Getting physical in the age of technology” è il titolo del white paper che mette subito in luce l’ormai imprescindibile connubio tra negozio fisico e tecnologia per incrementare le vendite, soddisfare le aspettative dei consumatori e aiutare il negozio a ridurre l’impatto ambientale. Dopo anni in cui la sostenibilità è stata considerata da molti operatori del reatil come un costo, oggi si sta rivelando molto utile per tenere sotto controllo i rincari energetici e per rispondere alla ricerca di un’economia sempre più circolare da parte dei consumatori.
Moda e calzature, a che punto siamo?
La moda è sicuramente uno dei comparti in cui i consumatori sono particolarmente attenti ai temi etici e sostenibili. E se l’industria si sta muovendo da tempo per ridurre il proprio impatto ambientale, anche il retail specializzato ha compreso l’importanza di questo aspetto. Nel suo white paper, Mapic illustra alcuni esempi concreti di fashion retailer impegnati in vario modo a risparmiare risorse. Uno di questi è Zara, che ha introdotto attività di riduzione dell’acqua nella sua catena di fornitura, utilizzando tecnologie avanzate di riciclaggio e trattamento nei suoi stabilimenti di produzione e nei negozi, impegnati a ridurre al minimo il consumo idrico nelle operazioni quotidiane. Un’altra area in cui la moda si sta addentrando sempre di più è la vendita di prodotti di seconda mano, un ambito che unisce il fast-fashion con la circolarità, in cui l’utente finale è direttamente coinvolto e impegnato. Come afferma Lynne Walker, direttrice di Primark Cares, rivenditore internazionale di abbigliamento e calzature, il passaggio alla creazione di un’economia più circolare si riduce a un cambiamento di mentalità sia da parte delle aziende sia dei consumatori. Oltre a svolgere una “ri-educazione” interna alla proprio team, l’azienda si impegna a educare i consumatori su principi quali la riparazione, ma anche la definizione di standard di durata nel settore.
Bata: pianeta, persone, profitto
Il Gruppo Bata, che produce e commercializza calzature in oltre 70 paesi, ha sempre dichiarato di non essere mai stato guidato dai numeri, ma di aver sempre creduto in una «crescita inclusiva del business che coinvolga il benessere delle comunità». Nella vision del brand c’è la propensione a coinvolgere i consumatori, rendendoli sempre più consapevoli delle scelte che ognuno fa e di come queste abbiano un’influenza nel mondo. «Crediamo che sia nostro dovere agire come cittadini globali – sostiene l’azienda – e utilizzare il nostro marchio per creare un futuro migliore. Ecco perché perseguiamo una strategia integrata basata su tre pilastri fondamentali ed egualmente importanti: pianeta, persone, profitto». Bata ha formulato un programma preciso per tenere fede a questi principi, che punta a garantire il rispetto dei diritti umani e la salute nelle proprie attività, la sicurezza, l’equità e le opportunità per i propri dipendenti; la riduzione dell’impatto sull’ambiente e la promozione della circolarità delle proprie calzature.
Fashion retail verso un’economia più circolare
Riciclo, seconda mano, riparazione sono solo alcuni dei punti chiave che stanno ridisegnando la strategia della distribuzione specializzata in abbigliamento e calzature verso un business più sostenibile.