Nel 2022 l’industria calzaturiera italiana ha fatto registrare una crescita del fatturato del 14% rispetto al 2021, raggiungendo un valore complessivo di 14,49 miliardi di euro. Il dato mostra un riallineamento ai valori pre-Covid. Anche l’export vanta un trend in crescita, con un incremento a valore del 23,3%.
Benchè i risultati assoluti siano confortanti, restano diverse preoccupazioni per il futuro. «Sebbene il quadro di insieme sia incoraggiante – ha dichiarato Giovanna Ceolini, presidente di Assocalzaturifici –, dopo un biennio complesso, ci sono alcune indicazioni meno confortanti. In primis la disomogeneità della ripresa e poi le conseguenze delle dinamiche inflattive sugli utili delle aziende. A ciò si è aggiunto, a fine febbraio, lo scoppio di un conflitto di cui ancora oggi non si vede la fine, in un’area da sempre tra i maggiori clienti di alcuni distretti calzaturieri italiani».
A livello internazionale, si osserva un incremento dell’export verso Francia (+24,4% a valore), Germania (+27,4%), Nord America (USA +60%, Canada +68%) e Medio Oriente (+55%). Bene, seppur con risultati altalenanti durante l’anno, condizionati dai lockdown, anche la Cina (+41% in valore), ma soprattutto per l’alto di gamma (prezzo medio +34%). Resta critica la situazione nelle zone di guerra, che fa crollare le vendite in Russia (-26%) e in Ucraina (-59%); tra gli stati dell’ex blocco sovietico cresce il Kazakistan (+40%).
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