L’Ufficio Studi di Confcommercio ha realizzato uno studio di lungo periodo sui consumi delle famiglie italiane. L’analisi compara i dati per singole voci di spesa, tra cui quelle relative a calzature e abbigliamento, dal 1995 al 2024. Per comprendere le dinamiche dei consumi, l’Associazione distingue tra spesa effettuata sul territorio, comprensiva anche dei consumi dei turisti, e spesa dei residenti.
A livello complessivo, la spesa per consumi pro capite, calcolata a prezzi 2024, ha visto un andamento negativo a partire dal 2007. Dal 1995 al 2007 si registra una crescita da 19.031 a 21.916 euro pro capite per i consumi sul territorio (+2.885 euro). Quelli dei residenti sono invece passati da 18.424 a 21.559 euro pro capite (+3.135). Negli anni successivi il trend è andato contraendosi. Nonostante, infatti, alcuni alti e bassi, il 2023 si è chiuso con 21.588 euro pro capite per i consumi sul territorio e 21.133 per quelli dei residenti. Le stime per il 2024 prevedono rispettivamente di raggiungere 21.778 e 21.320 euro pro capite, restando quindi al di sotto del 2007.
Il trend di abbigliamento e calzature
Esaminando i consumi specifici di calzature e abbigliamento, la spesa sul territorio è diminuita progressivamente dal 2007 al 2024, passando da 1.244,5 a 1.100,8 euro pro capite. Nel 2019 si era attestata a 1.187,7 euro pro capite e nel 2023 a 1.131 euro. Per quanto riguarda le variazioni medie annue in termini reali, l’analisi di Confcommercio registra un aumento dei consumi dell’1% tra il 1996 e il 2007 e un lieve calo dello 0,3% tra il 2008 e il 2019. L’andamento resta stabile per gli anni successivi alla pandemia (2020-2022), ma subisce un brusco calo nel 2023, segnando un -6%. Le previsioni stimano un’ulteriore flessione per l’anno in corso, ma più contenuta (-2,7%).
L’andamento storico si riflette anche nella quota di spesa a prezzi correnti, che per abbigliamento e calzature ha visto un calo importante dal 1995 al 2024, passando dal rappresentare il 7,6% dei consumi totali al 5,1%. Il trend negli anni segue la parabola discendente: nel 2007 la quota scendeva al 6,6%, nel 2019 al 6%, nel 2023 al 5,2%.
L’andamento negli ultimi 30 anni
« In un arco temporale di quasi trent’anni, al netto dell’esplosiva crescita della telefonia, solo i consumi legati alla fruizione del tempo libero presentano, in termini quantitativi, una progressiva tendenza all’incremento – commentano gli autori dell’analisi di Confcommercio Mariano Bella, Silvia Criscuolo e Livia Patrignani –. I segmenti di consumo più dinamici si confermano, in questa funzione, i prodotti audiovisivi e multimediali e i servizi ricreativi e culturali per i quali, nonostante la crisi del 2020, già nel 2023 i volumi acquistati erano superiori a quelli del 2019. La tendenza al contenimento degli acquisti di prodotti più tradizionali (alimentazione domestica, abbigliamento e calzature, elettricità, mobili) si conferma, e si accentua, nel 2024».