*Ombretta Buzzi, Giuseppe Confessore – Consiglio Nazionale delle Ricerche
Il rapporto sulle calzature di sicurezza rilasciato a giugno 2016 dall’americana Grand View Research Inc. mostra un mercato che dovrebbe raggiungere un volume d’affari globale di oltre 6 miliardi di euro entro il 2024, partendo da poco più di 3 miliardi di euro del 2015 e quindi realizzando una crescita di oltre il 100%; la sola Europa, da circa 1,1 miliardi di Euro raggiungerebbe i 2,2 miliardi.
Le caratteristiche delle calzature di sicurezza andranno oltre le specifiche progettuali di base, legate all’uso in sicurezza nell’ambiente di lavoro per il quale sono progettate, integrando aspetti legati al confort e al design. La forte crescita prevista apre però al rischio della contraffazione, con prodotti di basso costo e bassa qualità che potrebbero mettere in serio pericolo gli utenti, specialmente in ambienti industriali particolarmente ostili. Sarà necessario quindi sia un maggior controllo da parte delle autorità nazionali e internazionali, sia una maggiore consapevolezza da parte delle imprese e, soprattutto, dei lavoratori sull’utilizzo di calzature che siano realmente di sicurezza. Il rapporto citato prevede alcuni trend interessanti che, per essere seguiti in modo competitivo dalle aziende del settore, dovranno essere letti in stretta relazione con le possibilità offerte dalle nuove tecnologie produttive.
Nel periodo considerato, che arriva come detto al 2024, si presume che siano le calzature in pelle ad emergere come dominanti il settore della sicurezza industriale: loro caratteristiche importanti sono l’isolamento elettrico nonché la protezione contro tagli, forature, ustioni, eccetera. Legata all’innovazione dei materiali plastici, c’è la previsione di una forte crescita delle calzature in gomma, oggi soltanto al 4% in termini di valore di mercato rispetto al complessivo. I nuovi materiali porteranno a realizzare calzature di colori particolarmente evidenti, resistenti ma leggere, ottime per una serie di industrie dove i requisiti non sono quelli prima specificati per le calzature in pelle.
Le nanotecnologie
Entrato oramai nel lessico comune, il termine “nanotecnologie” evoca una serie di applicazioni già diffuse nel settore calzaturiero e del tessile-abbigliamento; proprietà antiodori, antifunghi, antibatteriche e autopulenti sono disponibili per prodotti di diversa natura che possono essere acquistati a prezzi ragionevoli. Le ricerche nel settore sono però soltanto allo stato primordiale se pensiamo alle enormi possibilità che offrono queste tecnologie di fatto multidisciplinari che coinvolgono ricercatori dei campi della biologia molecolare, della chimica, della scienza dei materiali, della fisica, dell’ingegneria. Come mette in evidenza la IX edizione 2016 del rapporto sulle tecnologie prioritarie per l’industria realizzato dall’AIRI – Associazione Italiana per la Ricerca Industriale, sono due i principali effetti che rendono unici i materiali trattati con tecniche nanometriche: l’effetto dimensioni (size effect) delle particelle di cui stiamo trattando, che sono comparabili con quelle presenti in fenomeni fisici come la lunghezza d’onda nel campo UV-Visibile e l’effetto di superficie (surface effect) legato alla diffusione delle particelle che in modo preponderante è superficiale rispetto a un substrato di materiale che possiamo dire comune. Anche il settore specifico delle calzature di sicurezza può giovare del nuovo approccio nanotecnologico e diversi progetti innovativi sono in via di sviluppo, anche supportati mediante agevolazioni economiche dalla Commissione Europea.
Il sostegno all’innovazione
Come è noto, nell’ambito del sostegno alla ricerca, allo sviluppo e all’innovazione, la Commissione Europea ha varato il programma denominato “Horizon 2020” che agevolerà progetti presentati da aziende e strutture di varia natura pubbliche e private per il periodo 2014 – 2020. Per canalizzare i fondi e renderli un volano per la competitività, sono state identificate alcune tecnologie prioritarie (le cosiddette KETs – Key Enabling Technologies) sulle quali favorire le progettualità. Tecnologie che prevedono consistenti investimenti in ricerca e sviluppo, un ostacolo che può essere insuperabile per le SME – Small and Medium Enterprise, ma che invece si ritengono strategiche per la competitività europea; tra le sette KETs individuate ci sono chiaramente le nanotecnologie. Proprio per favorire le SME, nell’ambito di Horizon 2020 è stato attivato lo SME Instrument, previsto per supportare le attività di ricerca e di innovazione delle aziende lungo le diverse fasi del ciclo di innovazione: lo strumento infatti ne prevede 3, non tutte necessariamente da utilizzare. La prima fase prevede la possibilità di richiedere una somma forfettaria di 50.000,00 euro a fronte di uno studio di fattibilità e del potenziale commerciale di un nuovo prodotto o servizio che l’azienda si impegna a sviluppare in massimo 6 mesi sostenendo almeno 70.000,00 Euro di costi. La seconda fase prevede la possibilità di presentare un progetto della durata di almeno un anno e massimo due, del costo compreso fra 500.000,00 euro e 2 milioni e mezzo di euro, che, se ammesso, può essere cofinanziato al 70% con fondi europei. La terza fase prevede il sostegno per lo sfruttamento dei risultati garantendo non un finanziamento diretto ma l’accesso agevolato a servizi di supporto.
Le idee progettuali da presentare dovranno però già essere dimostrate in ambiente rilevante, ovvero nello specifico avere un TRL – Technology Readiness Level (livello di maturazione tecnologica) pari almeno a 6.
Riferimenti
- AIRI (2016). Le innovazioni del prossimo futuro. Tecnologie prioritarie per l’industria. IX edizione.
- Bekina® Boots. www.bekina-boots.com
- Grand View Research (2016). Market Research Report. www.grandviewresearch.com
- PASSIONATE. www.cordis.europa.eu/project/rcn/196450
Leggi lo SPECIALE CALZATURE DI SICUREZZA sul numero di febbraio di Tecnica Calzaturiera
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