L’azienda Niagara di Gambolò, nel vigevanese, dopo il successo ottenuto dal sistema brevettato negli anni Novanta per la colata contemporanea di poliuretano e sughero, oggi ha messo a punto un nuovo sistema di colata contemporanea di poliuretano e TPU espanso, che permette la realizzazione di suole, e non solo, con effetti moda e comfort esclusivi.
Dal 1972, l’anno in cui è stata fondata da Franco Losio a Vigevano, l’azienda Niagara costruisce macchinari sia modulari sia rotativi per la lavorazione del poliuretano, a uno e due colori, due densità, da 2 a 60 stazioni, per la produzione di suole, sandali o fusbet e per l’iniezione diretta su tomaia per scarpe di sicurezza, scarpe da lavoro, scarpe sportive, stivali, scarpette da snow-board e articoli tecnici. Oggi l’azienda, forte di un’esperienza di quasi cinquant’anni nel settore, ha messo a punto un nuovo sistema di colata che permette la realizzazione di prodotti innovativi e alla moda. Ne abbiamo parlato con il titolare, Franco Losio, a tutt’oggi alla guida dell’azienda.
Un piccolo passo indietro
Era l’inizio degli anni Settanta e il lavoro a Vigevano non mancava, soprattutto in un comparto come quello calzaturiero che qui ha vissuto periodi davvero fiorenti, creando un distretto che si è fatto conoscere in tutto il mondo. E fu proprio in quegli anni che Franco Losio decise di avviare un’attività sua per la produzione di macchine per la lavorazione del poliuretano, ancora oggi core business dell’azienda. Fra i riconoscimenti acquisiti negli anni ricordiamo il Premio Ercole d’Oro conferito ad honorem a Niagara nel 1983 quale “massima espressione per il progresso e il benessere della nazione”, ma anche la presentazione da parte dello stesso Losio dell’eccellenza italiana al presidente cileno Pinochet durante una manifestazione internazionale in Cile. Una quindicina d’anni a Vigevano e poi il trasferimento dell’attività nel paese vicino, Gambolò, dove Niagara ha sede tuttora; gli anni della crisi generalizzata di mercato, che hanno portato a un’inevitabile contrazione del lavoro e a una diversificazione dei mercati. Anni, nell’insieme, in cui non è mancata l’innovazione, la carta che ha permesso alle piccole e medie aziende di sopravvivere, e che ha portato Niagara a mettere a punto vari brevetti, fra cui uno, di particolare successo, nel 1992.
Dal sughero al TPU espanso
«Nel ‘92 abbiamo brevettato il sistema di colata contemporanea nello stampo di poliuretano e sughero – spiega Franco Losio – raggiungendo una miscelazione omogenea. Il brevetto ha riguardato il sughero e qualsiasi altro componente compatibile col poliuretano, ed è un sistema con cui si possono produrre innumerevoli articoli, sia per quanto riguarda il campo calzaturiero sia per quanto riguarda quello industriale. Una grande novità nel settore, che ci ha portato a incrementare notevolmente le vendite in Italia e all’estero. Prima infatti la colata era di solo poliuretano, mentre con questo sistema il prodotto finale assume le caratteristiche del sughero, sia alla vista sia al tatto. La nostra ultima innovazione invece, recentissima, riguarda sempre un sistema di colata contemporanea ma anziché miscelare nello stampo sughero e poliuretano, misceliamo poliuretano e TPU espanso». Un’altra grande innovazione dunque, per mettere a punto la quale l’azienda ha investito notevoli risorse.
Perfetto – imperfetto
«Abbiamo deciso di realizzare questo nuovo mix di materiali – continua Losio – innanzitutto per creare un nuovo effetto moda, poi perché il prodotto che ne deriva dona un comfort diverso alla suola, e una memoria “eterna” che fa in modo che, per tutta la durata di vita della scarpa, si mantengano le stesse caratteristiche performanti e lo stesso beneficio del ritorno. Questa miscela inoltre – tiene a sottolineare Losio – crea un effetto che amo definire “perfetto-imperfetto”: perché se è perfetta dal punto di vista prestazionale, è imperfetta nella resa del disegno: una suola infatti non sarà mai esattamente uguale a un’altra, grazie alla distribuzione casuale dei granelli di TPU espanso, che, ricordo, è un materiale solido e non liquido. Mi è piaciuto subito questo effetto perché dà l’idea di qualcosa fatto a mano, artigianalmente, e può aprire la strada a innumerevoli impieghi, non solo nella calzatura. Siamo solo all’inizio e credo che molte idee di applicazione siano ancora da esplorare, ma noi siamo disponibili a confrontarci con i clienti e a mettere a punto insieme soluzioni innovative. Diamo infatti la possibilità di venire presso la nostra azienda di Gambolò e di vedere direttamente il prodotto, di toccarlo, testarlo, mettendone alla prova le prestazioni. Personalmente ci credo molto, e spero che per il futuro ci dia le stesse soddisfazioni di quelle del ’92».