Sicurezza, tecnologia e sostenibilità sono le caratteristiche delle calzature realizzate fin dal 1938 da Scarpa, acronimo di Società Calzaturieri Asolani Riuniti Pedemontana Anonima, che in un’intervista rilasciata a Repubblica dichiara che sono gli stessi clienti a chiedere queste peculiarità nei suoi prodotti.
La vocazione al rispetto per l’ambiente è una scelta di lunga data per Scarpa, che già 28 anni fa ha inaugurato un Green Lab direttamente nella propria fabbrica di Asolo e oggi ha raggiunto l‘autonomia energetica. Repubblica ricorda inoltre che tre tonnellate di scarti, che l’azienda aveva accuratamente stoccato e catalogato dal 1995, si sono trasformate oltre vent’anni dopo, in una calzatura super tecnologica.
«Da quel laboratorio sono così nate la Mojito Bio – si legge sulla testata – la prima calzatura certificata biodegradabile al 100% e il primo scarpone da sci interamente realizzato con plastiche ricavate da scarti di produzione, Maestrale Re-Made. Risultato: meno il 32% delle emissioni di CO2, percentuale legata alla riduzione delle materie plastiche di origine fossile. Il resto del percorso per arrivare all‘azzeramento delle emissioni è stato affidato alle energie rinnovabili, consentendo di neutralizzare ogni anno una quantità di CO2 di circa mille tonnellate utilizzando energia prodotta da un impianto fotovoltaico da 700 megawatt installato sul tetto ad Asolo. Stesso piano energetico per le fabbriche in Romania e Serbia diventate autonome grazie ad un mix di pannelli solari e pale eoliche».
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