L’Informatore vigevanese fa un’analisi della situazione economico-produttiva del distretto calzaturiero locale, mettendo in risalto il suo progressivo ridimensionamento degli ultimi anni. «Abbiamo perso fabbriche, posti di lavoro, peso economico all’interno del mercato – si legge sulla testata -. Non è successo da ieri: il ridimensionamento del distretto calzaturiero vigevanese, con l’esclusione del “ramo” meccano-calzaturiero, è in atto da decenni e dal 2000 a oggi ha assunto proporzioni vaste, grazie anche alla duplice crisi finanziaria del 2008 e del 2012. L’arrivo della pandemia ha assestato un altro scossone. Del resto, solo nel 2021, abbiamo assistito alla chiusura definitiva di un calzaturificio storico come Gravati mentre non è chiaro il destino dell’azienda più importante, la Moreschi».
L’analisi è confermata dai dati di mercato che emergono dalle ultime ricerche del Centro Studi e Ricerche Intesa San Paolo e di Confindustria Moda per conto di Assocalzaturifici, che mostrano un saldo commerciale del distretto negativo. «In quanto a recupero sul 2020 – aggiunge l’informatore vigevanese – la provincia di Pavia (quindi Vigevano e Lomellina, parlando di calzature) è solo la 38 esima provincia in Italia: prima di noi ci sono tutti i distretti della scarpa, dal Veneto alla Toscana, fino alla provincia di Milano (secondo posto) grazie alla concentrazione della zona di Parabiago, che non viene nemmeno menzionato nei distretti studiati da Intesa San Paolo».
Nel confronto con gli altri distretti, nel Vigevanese non si è verificata la ripresa che si riscontra invece in altri distretti italiani. Per quanto riguarda la filiera della pelle, per esempio, l’Informatore vigevanese cita un articolo pubblicato su Il Corriere della Sera del giornalista economico Dario Di Vico, che osserva come la filiera «ha retto alla sfida della concorrenza asiatica e ora sta recuperando, seppur con qualche fatica, sui guasti arrecati dalla pandemia, rimanendo l’unica filiera a produrre un saldo commerciale positivo». Ma, come nota l’Informatore, «il discorso vale per i principali distretti che vengono analizzati (Montebelluna, Fermo, Riviera del Brenta, San Mauro Pascoli e Firenze) e non per quello vigevanese, sebbene anche qui siano avvenuti gli stessi processi che in altre aree hanno creato vantaggio: concentrazione sul Made in Italy e sulla qualità, attrazione di investimenti esteri. A Vigevano un calzaturificio storico come Re Marcello è stato acquistato tre anni fa da Manolo Blahmik, mentre da fine anni ’90 fabbriche importanti lavorano come conto-terzisti di marchi del lusso. I numeri da noi non tornano»
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