Il 4 novembre 2024 si riempiranno le aule di Confindustria Alto Milanese e avrà inizio, per la prima volta, il corso IFTS “Shoes and leathergoods specialist for luxury industry”.
Silvia Paganini, Presidente Gruppo Moda Confindustria Alto Milanese, racconta a Tech Art Shoes come è nato il progetto e come si struttura.
Come è nata l’idea del corso IFTS “Shoes and leathergoods specialist for luxury industry”?
Il corso è nato dall’esigenza specifica dei brand coinvolti, Christian Louboutin e Roveda 1955, di inserire in azienda delle figure trasversali. Infatti, a differenza di tanti IFTS, il corso non punta sulla verticalità tecnica, ma è pensato, sia dal punto di vista della struttura degli insegnamenti, sia del corpo docenti, per offrire agli studenti delle competenze trasversali in ambito calzaturiero e pellettiero. Questa esigenza si è poi è concretizzata nella collaborazione tra i due brand, successivamente estesa alle aziende della filiera e ai partner coinvolti. Confindustria Alto Milanese è stato designato come luogo ideale in cui realizzare il progetto, concretizzatosi anche grazie ad AFOLMET, Università Cattolica del Sacro Cuore e Istituto Barbara Melzi di Legnano.
Quali competenze specifiche sviluppate nei vostri studenti?
Gli insegnamenti sono trasversali dal punto di vista delle materie legate al mondo della moda, quindi abbiamo: sostenibilità, moda come fenomeno sociale, mondo aziendale (certificazioni policy aziendali, ricerca lavoro, inglese tecnico) e poi, per quanto riguarda il prodotto, abbiamo materie che vanno dallo sviluppo, al costing and encoding, sino all’analisi di raw materials, componenti, hardware metallico, gestione della produzione, analisi dell’area operation, controllo qualità. Ciò è per fare in modo che queste figure possano poi specializzarsi all’interno delle diverse aree aziendali e inserirsi, ad esempio: nel dipartimento di costing and encoding, a supporto dell’ufficio di master data e costing; nell’area sviluppo prodotto, a fianco del product manager; nell’area raw material, per la gestione dei fornitori; nella gestione della produzione, come pianificatori delle operation; nell’area di controllo qualità e nell’after sale. In sostanza, avendo una conoscenza di prodotto completa, le figure che formeremo potranno trovare posto in tanti dipartimenti di un’azienda.
Come preparate gli studenti a rispondere alle sfide della sostenibilità?
Più del 65% degli insegnamenti sono tenuti da manager d’azienda. Quello della sostenibilità è erogato dall’Università Cattolica e andrà ad analizzare nel dettaglio il concetto di sostenibilità e tutte le applicazioni pratiche che si possono trovare nel settore del lusso. La sostenibilità è sicuramente una tematica fondamentale in questo momento, ma non sempre è facile declinarla nelle attività produttive seguendo delle linee comuni. Proprio per questo, lo scopo dell’IFTS è quello di offrire una base solida di conoscenze delle tematiche legate alla sostenibilità, quindi: di cosa si parla, quali sono gli strumenti per attuarla, quali sono le normative di riferimento e le certificazioni internazionali o gli standard applicabili al settore.
Aspetti come intelligenza artificiale e digitalizzazione sono previsti all’interno del programma di studi?
All’interno dell’offerta formativa ci sono anche corsi sui software sia per la pianificazione delle risorse di impresa, come ERP e PLM, sia CAD e CAM da utilizzare per la gestione del prodotto. La digitalizzazione sarà quindi il leitmotiv di tutti i corsi sui prodotti e sulla gestione delle operation in azienda.
Che ruolo avranno le quindici aziende coinvolte nel progetto?
Come detto poc’anzi, le aziende partner che hanno promosso come capofila questo corso sono due, Christian Louboutin e Roveda 1955. Le altre 13 hanno invece dato manifestazione di interesse per accogliere gli studenti al termine del percorso d’aula. Dopo le 600 accademiche sono infatti previste 400 ore di tirocinio curricolare presso queste 13 aziende, che fanno parte della filiera e sono quindi calzaturifici, accessoristi, concerie. In questo modo, gli studenti avranno l’opportunità di fare pratica rispetto all’attività che andranno a svolgere da professionisti. Al termine del percorso di studi tutti gli studenti dovranno svolgere un project work che li metterà nelle condizioni di testare nel pratico quello che hanno appreso. Successivamente, ognuno di loro sarà collocato in un’azienda.
Avete stabilito dei criteri preferenziali per la selezione dei partecipanti?
Trattandosi di un corso trasversale, anche i profili di ingresso sono estremamente eterogenei. Le persone che abbiamo selezionato per questa prima edizione sono infatti molto diverse tra loro in termini sia di background, sia di età: selezionati sono diplomati, laureati e professionisti, dai 18 ai 43 anni, con una media che si aggira intorno ai 24 anni, alcuni vengono addirittura da altre regioni d’Italia. Noi non avevamo un target specifico né in termini di età, né di background: per noi l’unica conditio sine qua non nella selezione era la motivazione, perché è un corso abbastanza complesso e per poterlo affrontare con successo serve il giusto entusiasmo. Per questo motivo, anche se gradita, non era prevista una preparazione di base specifica.
Porterete avanti l’iniziativa nei prossimi anni?
L’idea è di rendere il corso stabile, tant’è che abbiamo già ideato un logo per identificarlo e a breve avrà anche un suo sito web. Stiamo puntando molto su questo IFTS, perché risponde a un’esigenza che il settore ha da tempo e penso sia un unicum dal punto di vista dell’offerta formativa professionale in Italia. Credo inoltre sia un plus il fatto che i brand coinvolti si siano messi in gioco e abbiano cercato di avere una strategia di collaborazione, oltre che una visione di filiera integrata – aspetto non banale in un momento di mercato come quello che stiamo vivendo – per garantire un futuro al settore, favorire l’occupazione e generare valore all’interno del territorio.