Lorenzo Ruffa e Pietro Franceschi ci raccontano le trasformazioni del settore calzaturiero nell’era post-Covid affrontando temi come le nuove tecnologie applicate alla produzione, le innovazioni dello stile e il rispetto per l’ambiente
Galeotto fu l’hashtag #sangi: l’archivio per appassionati e soprattutto addetti al settore di calzatura focalizzato su ricerca e innovazione fondato da Pietro Franceschi ha fatto incontrare il suo promotore con Lorenzo Ruffa, direttore di Tech Art Shoes, e ha dato così vita ad una intensa collaborazione che ricopre ogni aspetto della calzatura. Sì, perché i due protagonisti di questo sodalizio non sono solamente comunicatori di questo specifico prodotto, ma condividono lo stesso background che va dal design allo sviluppo della calzatura, dall’ingegnerizzazione alla produzione.
Lorenzo Ruffa ha iniziato il suo percorso di designer a Milano e appreso il know how tecnico che sovrintende alla realizzazione del prodotto – che ci tiene a precisare, ispirato alle linee dell’architettura ed espressione del puro made in Italy – in uno dei distretti calzaturieri storici, quello di Vigevano, per poi approdare a importanti collaborazioni con noti brand della calzatura lusso da uomo. Nel frattempo, ha anche assunto la direzione di Tech Art Shoes, chiudendo il cerchio delle sue competenze in materia. Pietro Franceschi invece parte dalla comunicazione: la passione per la calzatura espressa su Instagram ha anche solleticato la sua creatività, spronandolo a diventare designer e a sviluppare le sue competenze in un altro importante distretto calzaturiero italiano, quello marchigiano. Oggi è anche social media manager di Tech Art Shoes.
Insomma, entrambi hanno un approccio olistico alla calzatura, che permette loro di avere una visione a 360° su un settore che negli ultimi anni, complice l’arresto imposto dalla pandemia, ha subito una forte trasformazione.
Ce ne parlano in questa intervista che inaugura una rubrica fissa del nostro giornale nella quale affronteremo con Lorenzo e Pietro diversi aspetti di questo affascinante mondo. «Il Covid ha impresso un’accelerazione all’utilizzo delle tecnologie nel processo di sviluppo e progettazione del prodotto, – spiega Lorenzo Ruffa – ha permesso l’esplosione del 3D in tutte le sue forme, dalla progettazione, che libera al massimo la creatività del designer, alla sua evoluzione successiva, cioè la stampa 3D. Con la stampa 3D monoblocco in gomma si è passati subito dal design alla produzione, saltando lo step del design 3D con maquette, e si è dato vita a calzature particolarmente adatte allo stile confy emerso dalla pandemia: ciabatte, mule, clog e sabot e, non solo, anche le scarpe skate… in pratica oggi si “ciabattifica” ogni cosa».
«Un altro aspetto dell’esplosione tecnologica è la democratizzazione del design: – aggiunge Pietro Franceschi – si sono moltiplicate le piattaforme che permettono ai giovani creativi di esprimere le loro potenzialità e dare vita a progetti che in passato non avrebbero avuto la possibilità di essere portati avanti. E non sto parlando solo di 3D, ma anche di esperienze più innovative come quelle sul Metaverso che sono destinate a cambiare il futuro della moda. Un esempio è quello di un giovane creativo che ha creato delle scarpe virtuali NFT che hanno dei superpoteri».
Negli ultimi anni abbiamo anche assistito all’esplosione del fenomeno sneaker, attualmente la tipologia di calzatura più venduta al mondo… «La sneaker, che rappresentava il prodotto identitario della cultura street giovanile degli anni Novanta, oggi è diventata una calzatura per tutti, che si porta anche in abbinamento ad outfit formali. Ecco perché anche le grandi firme le hanno introdotte nelle loro collezioni, sono diventate i “prodotti civetta” che universalizzano i valori del marchio e permettono di fatturare tanto. È un mercato molto dinamico che, anche se corre dei rischi di appiattimento sul versante delle forme, apre le porte a progetti innovativi, come quelli espressi dalle collaborazioni tra le maison del lusso e i brand dello sport».
«Il successo della sneaker ha anche spinto alla ricerca di forme ibride, nate dalla fusione tra questa tipologia di prodotto e la calzatura formale – aggiunge Lorenzo Ruffa – . È un trend fashion emerso dalle ultime collezioni, ma ritengo che ci siano molti step da fare ancora sul versante tecnico, riportando una maggiore attenzione alle forme, all’ingegnerizzazione delle forme. Io, come designer, sto portando avanti un progetto in tal senso, che porti alla realizzazione di una calzatura con la calzata confortevole della sneaker assieme allo stile ricercato della calzatura classica maschile».
Un ultimo aspetto emerso nel post-Covid è una sempre più decisa attenzione all’ambiente, ma spesso questo tema assume gli aspetti di una mera operazione di marketing, di “greenwashing”. Cosa ne pensate? «In effetti alcuni brand trattano questo tema come un trend, altri invece ne fanno una parte integrante della loro filosofia – commenta Lorenzo Ruffa –. Le fabbriche e i grandi gruppi devono rispettare degli obblighi legislativi in materia e spesso hanno delle policy aziendali in merito, ma la vera sfida è realizzare un prodotto che sia effettivamente smaltibile, senza danni per l’ecosistema». «Assieme alla ricerca di materiali ecosostenibili, non vanno trascurati anche gli aspetti etici – conclude Pietro Franceschi – e, gli uni e gli altri, possono essere espressi affidandosi a tecnologie come la blockchain che permette di certificare ogni passaggio del prodotto». (Barbara Solini)