Un’azienda è sì un’organizzazione finalizzata a realizzare valore economico ma anche un’entità culturale che con i prodotti e le scelte può esprimere la propria particolare idea di bellezza ed eleganza e contribuire a dare voce alle realtà culturali in cui nasce. Non è un caso che la forza stessa del ‘made in Italy’ sia descritta solitamente come capacità di sintetizzare in un bene di consumo il gusto e la secolare cultura estetica del nostro Paese. La relazione tra moda e arte è infatti una sorta di dialogo continuo che spinge l’industria dell’abbigliamento e degli accessori a qualificarsi come entità culturale capace di far entrare il ‘sublime’ nel più accessibile consumo. Una vicinanza che è alla base della scelta compiuta da brand importanti di destinare risorse alla difesa e alla valorizzazione del patrimonio artistico italiano, come testimoniano gli investimenti milionari di Tod’s per il Colosseo, il restauro della Fontana di Trevi curato da Fendi, gli interventi di risanamento del Ponte di Rialto da parte di Diesel o la donazione di Ferragamo alla Galleria degli Uffizi, per fare solo alcuni esempi. Ma è soprattutto la capacità di interpretare l’arte che ci affascina e la storia della moda non manca di esempi. Per questo riteniamo interessante il caso di Vodivì, dinamico brand nato 3 anni fa a Spoleto per iniziativa di Luciano Lauteri e che oggi malgrado le piccole dimensioni è riuscito a guadagnarsi con le sue creazioni che interpretano arte e paesaggi delle valli umbre apprezzamenti a livello internazionale.
«Ci piace progettare e produrre borse e accessori di qualità, capaci di raccontare la cura della manifattura umbra e la bellezza della nostra terra – ci spiega il presidente Lauteri -. Uno sforzo che richiede una particolare sensibilità e un amore per quei dettagli che il turista distratto può non cogliere: il rosone di una chiesa, la forma di un capitello romanico. Negli anni abbiamo sviluppato la capacità di trasportare queste suggestioni nel nostro lavoro. Il risultato è una borsa moderna e funzionale, interamente made in Italy e certamente unica. Per realizzare le nostre collezioni che nascono dalla particolare creatività della nostra stilista, ci avvalliamo della straordinaria competenza professionale delle aziende artigiane che in Umbria lavorano la pelle unendo antichi saperi a rispetto per l’ambiente. Privilegiamo pelli tamponate a mano del Consorzio Toscano Vera Pelle Conciata al Vegetale ma ogni elemento usato ha una storia particolare: dagli accessori metallici e semipreziosi in argento del distretto orafo di Arezzo alle perle in vetro con le loro sfumature irregolari tipiche della lavorazione artigianale con tecnica a lume realizzate a Umbertide, dalla pietra rosa del Monte Subasio, con le sue forme ricercate e modellate interamente a mano ai tessuti in canapa, fibra tessile antica fortemente radicata nella tradizione centroitalica. Anche attraverso la scelta della materia prima vogliamo raccontare la nostra idea di bellezza e raccogliere in un progetto condiviso il meglio della tradizione artigianale del nostro territorio».
Fashion e turismo. Si può fare
Le borse di Vodivì non si limitano a rappresentare dettagli della cultura artistica umbra ma sono parte di un progetto di sostegno del turismo artistico locale. I materiali informativi che corredano la borsa ne raccontano la storia e invitano a visitare il luogo in cui è nata l’ispirazione, a ritrovare nell’antico monastero o nella vegetazione che circonda un lago la suggestione sintetizzata nel prodotto acquistato. Lo shopping diventa allora un momento integrante dell’incontro tra il visitatore e la cultura di un territorio, la sua storia produttiva, i suoi materiali unici. Un progetto che riscrive il turismo e lo shopping in chiave moderna e sostenibile. «La nostra ultima iniziativa – continua Beatrice – riguarda il lancio di un progetto di equity crowdfunding per realizzare linee di borse e accessori in omaggio ai principali musei italiani. Si tratta di consolidare ed estendere un’esperienza già avviata con successo con importanti musei italiani come la Galleria nazionale dell’Umbria, il Palazzo Ducale di Gubbio, la Reggia di Caserta e il Palazzo Reale di Genova. L’idea è quella di ampliare la collaborazione con importanti luoghi d’arte mediante la realizzazione di collezioni a loro dedicate. Grazie alle nuove tecnologie digitali e in particolare a sistemi di realtà aumentata stiamo sviluppando progetti di promozione di turismo e shopping culturale con visite on line e realizzazione di una piattaforma di e-commerce con app indossabili. Tutto ciò è reso possibile dalla collaborazione con una società che sviluppa tecnologie digitali, la ETT di Genova».
E’ interessante osservare come intorno a un’idea creativa si possa articolare una filiera inusuale: manifattura del sistema pelle/moda, turismo, attività museale, economia digitale. Una strategia che merita qualche riflessione perché mostra come le aziende italiane della moda siano sempre più in grado di muoversi tra tradizione e artigianato d’eccellenza e nuovi modelli di business, tra sostenibilità, tecnologie digitale e e-commerce. Un mix di passato e futuro che fa ben sperare.